Cos’è?
La balbuzie è un disturbo del neurosviluppo a carattere evolutivo, che si manifesta in età infantile (dai 2,5 ai 6 anni). A differenza di quanto comunemente di pensa, la balbuzie non deriva da problemi psicologici o da situazioni traumatiche. Attualmente le teorie più accreditate vedono la balbuzie come un disturbo ad eziologia multifattoriale, su base genetica e influenzata da fattori di sviluppo, personale e ambientali. L’interazione di tutti questi fattori concorre alla sua insorgenza e stabilizzazione.
Come si manifesta?
La balbuzie viene spesso paragonata ad un iceberg (Shehaan, 1970), formato da una parte evidente (sopra la superficie) ed una parte sommersa e quindi nascosta.
La parte evidente (overt) si caratterizza per la presenza di anomalie della fluenza verbale. Tali alterazioni vengono divise in tipiche (del parlato normale) e atipiche (Gregory, Campbell, Hill, 1991).
Sono disfluenze tipiche:
- esitazioni
- revisioni
- interiezioni
- ripetizioni di parole (in numero non superiore a 2)
- ripetizioni di sillabe (in numero non superiore a 2)
Sono disfluenze atipiche:
- ripetizioni di suoni
- ripetizioni di sillabe (sopra le 2 ripetizioni)
- ripetizioni di parole (sopra le 2 ripetizioni)
- blocchi
- prolungamenti
E’ però presente anche una parte nascosta (covert) rappresentata dai sentimenti, dai pensieri e dalle condotte di evitamento indotte dal disturbo. Numerosi studi evidenziano come la balbuzie può avere un impatto negativo sulla qualità di vita della persona che balbetta (comunicazione sociale, risultati accademici etc.) che si inizia a instaurare già in epoca prescolare.
Si può guarire?
Essendo un disturbo del neurosviluppo, la balbuzie non può sparire magicamente, ma può modificarsi durante il corso della vita. L’entità del cambiamento è però legata allo sviluppo individuale: può diminuire o accentuarsi e questo molto spesso è indipendente dalla volontà dell’individuo.
Esiste una balbuzie di tipo transitorio che si manifesta in età infantile. Essa generalmente insorge nel periodo di sviluppo del linguaggio. È caratterizzata dalla presenza di disfluenze tipiche e generalmente permane per un periodo di circa 6/8 mesi, dopo il quale si assiste ad una completa remissione. Se il disturbo permane per un tempo maggiore e/o sono presenti altri fattori di rischio, è consigliato prendere un appuntamento con uno specialista.
Quali sono i campanelli d’allarme che devono essere presi in considerazione?
Esistono diversi campanelli d’allarme che devono essere presi in considerazione per la diagnosi di balbuzie:
- età di insorgenza;
- tempo intercorso dall’inizio delle disfluenze: se il tempo intercorso è maggiore di 6 mesi c’è una più alta probabilità di stabilizzazione che aumenta progressivamente;
- presenza di altri casi di balbuzie in famiglia;
- sesso maschile: c’è una maggiore probabilità di strutturazione del disturbo rispetto al sesso femminile;
- tipi di disfluenze: disfluenze atipiche quali blocchi o ripetizioni di suoni e sillabe sono segni di una balbuzie non transitoria.
Questi in associazione a - presenza di reazioni emotive negative del bambino/a alla balbuzie
- presenza di preoccupazione da parte dei genitori
sono fattori che ci indicano la necessità dell’inizio di un percorso di trattamento.
Quando è il caso di contattare un esperto?
A differenza di quanto si pensava fino a poco tempo fa, ignorare il problema non risulta essere una soluzione. Al contrario. Molto spesso i bambini che iniziano a balbettare non sanno cosa stia succedendo loro e vedere i propri genitori preoccupati, ma senza dar loro spiegazioni, li rende ancora più ansiosi (li mette in confusione).
Le ricerche attuali riportano come una presa in carico precoce permetta di prevenire l’istaurarsi di un vissuto negativo del disturbo e quindi una migliore gestione delle disfluenze, che, nei casi di presa in carico tempestiva, può portare fino alla remissione.
Se vostro figlio presenta due o più degli indicatori sopra elencati, il consiglio è quello di prendere un appuntamento con un esperto.
Questo non vuol dire necessariamente iniziare un percorso terapeutico.
In base ad ogni singolo caso il professionista deciderà se è solo necessario fornire indicazioni ai genitori, iniziare un trattamento o effettuare un monitoraggio nel tempo.