Disturbi del Linguaggio

Cosa sono? I disturbi del linguaggio sono un gruppo di disturbi legati all’acquisizione del linguaggio molto ampio e variegato.

Si distinguono due grandi categorie:

  • i disturbi specifici di linguaggio: caratterizzati da una caduta nei diversi domini di linguaggio in assenza di deficit cognitivi, neuromotori, sensoriali o da deprivazione
  • disturbi del linguaggio secondari a lesioni cerebrali, deprivazioni, disturbi sensomotori

Quali sono le cause? Per quanto riguarda i disturbi specifici del linguaggio (DSL) l’eziopatogenesi più accreditata è legata alla possibile presenza di anomalie della trasmissione e delle connessioni neuronali. Infatti lo sviluppo del linguaggio sembra essere legato all’espressione di diversi geni che interagiscono con alcuni fattori di tipo ambientale; questi ultimi giocherebbero un ruolo importante nel modulare proprio l’espressione di tali geni, determinando così la possibile presenza di tale disturbo (Plomin e Kovas, 2005). 

Come si manifesta? Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali –quinta edizione) distingue all’interno della categoria diagnostica “Disturbi della comunicazione” i seguenti disturbi:

  • Disturbo del linguaggio
  • Disturbo fonetico-fonologico
  • Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie)
  • Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica).

Disturbo di linguaggio: persistente difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio (linguaggio parlato, scritto, gestuale o di altro tipo). Comprende sia disturbi di comprensione del linguaggio, sia espressivi (di produzione del linguaggio), sia i disturbi misti (comprensione e produzione.) Appare molto frequente, specialmente nei bambini più̀ piccoli, la comorbidità con difficoltà di ordine fonetico-fonologico e con disordine di coordinazione motoria. 

Disturbo fonetico-fonologico: persistente difficoltà nella produzione di suoni dell’eloquio che interferisce con l’intelligibilità dell’eloquio o impedisce la comunicazione verbale. Rientrano in questa categoria si i disturbi di produzione verbale a livello fonoarticolatorio, sia a livello di organizzazione del sistema fonologico vero e proprio.

Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie): alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell’eloquio, inappropriate per l’età e per le abilità linguistiche dell’individuo (per maggiori informazioni cliccare qui). 

Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica): persistenti difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale che si manifestano attraverso:

  • Deficit nell’uso della comunicazione per scopi sociali;
  • Compromissione della capacità di modificare la comunicazione per renderla adeguata al contesto o alle esigenze di chi ascolta;
  • Difficoltà nel seguire le regole della conversazione, come il rispetto dei turni o il saper utilizzare i segnali verbali e non verbali per regolare l’interazione;
  • Difficoltà nel capire quello che non viene esplicitato chiaramente (fare inferenze) e i significati ambigui.

Tutte le alterazioni causano limitazioni funzionali nell’ambito della comunicazione, della partecipazione sociale e dei risultati scolastici o professionali. 

In cosa consiste la valutazione logopedica? La valutazione del linguaggio parte generalmente con una approfondita anamnesi, nella quale verranno raccolte tutte quelle informazioni circa la storia dello sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino. 

Successivamente viene effettuata una prima valutazione attraverso l’osservazione diretta del bambino generalmente attraverso attività ludiche per poi passare alla somministrazione di test strutturati, se possibile al bambino o in caso contrario (e in base all’età) ai genitori. 

 Il linguaggio viene generalmente analizzato nella sua componente ricettiva (comprensione) ed espressiva (produzione) nei suoi diversi domini:

  • Fonologia: verranno analizzati i suoni prodotti sia in modo indipendente dal modello adulto, sia in relazione ad esso.
  • Lessico: ci permette di valutare quante e quali parole il bambino comprende e utilizza. 
  • Morfosintassi: fa riferimento alla capacità di comprensione di frasi e alla capacità di combinazione delle parole in frasi e all’utilizzo della morfologia libera e legata. 
  • Pragmatica: permette di analizzare l’uso sociale che viene effettuato del linguaggio.

Quali sono gli indicatori di rischio?

  • Presenza di meno di 50 parole a 24 mesi
  • Assenza della capacità combinatoria (il bambino non combina due o più parole consecutivamente) a 24 mesi 
  • Difficoltà di comprensione
  • Linguaggio inintelligibile (non comprensibile da persone esterne al nucleo familiare)
  • Difficoltà nell’uso delle flessioni verbali a 48 mesi
  • Presenza di difficoltà fonologiche importanti a 48 mesi